Pensioni, piano Governo-Sindacati per lasciare a 62-64 anni e dire addio alla legge Fornero

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Il 10 Febbraio prossimo al ministero del Lavoro si terrà l’incontro con  i sindacati per parlare i flessibilità in uscita e quindi di come evitare il ritorno allo scalone (a 67 anni) una volta esaurita ‘Quota 100’ introdotta dal Governo M5S-Lega e destinata a finire con il 2021 (perché oltre che ad essere onerosa, ha favorito gli uomini e i lavoratori pubblici che hanno avuto carriere continue).
 Nell’incontro del 27 gennaio, si è giunti infatti alla conclusione che entrambe le parti – sindacati e Governo – vogliono superare la legge Monti-Fornero (e anche quella Sacconi, visto che i parametri peggiorativi derivavano da lì).
I sindacati continuano a chiedere un pensionamento flessibile a partire dai 62 anni: aprire alla possibilità di uscire a quell’età, proprio come accade oggi con ‘Quota 100’, per poi fare scegliere ad ogni lavoratore se accontentarsi di un assegno più “magro” oppure stringere i denti per ancora qualche anno.
L’esecutivo  di governo spinge per aumentare l’età minima:L’esecutivo di governo insiste a  perché insiste a spostare  a 64 anni l’età pensionistica per spendere meno.
Una variazione (che comunque anticiperebbe di tre anni la soglia d’accesso della Fornero) che dimezzerebbe la spesa: secondo l’esperto di previdenza Alberto Brambilla, il costo si aggirerebbe sui 2,5 miliardi l’anno, mentre secondo il bilancio preventivo dell’Inps per il 2020 il rimborso a carico della fiscalità generale per le erogazioni di Quota 100 viene fissato a 5.274 milioni di euro.
Ma, a quel punto, dovrebbe scendere con gli anni di contributi, perché se rimanessero 38 la quota si sposterebbe a ‘102’ e difficilmente i lavoratori l’accetterebbero come un miglioramento.

L’opzione B è quella di far calcolare l’assegno della pensione interamente col contributivo.
In questo modo, “lo Stato – spiega l’Ansa – avrebbe costi più alti in prima battuta ma poi risparmierebbe nel tempo perché le pensioni ottenute sono legate ai contributi versati e più basse di quelle calcolate con una parte di retributivo”.
Si tratterebbe, in pratica, di una ‘Opzione donna’ aperta a tutti, con un taglio secco medio del 30% dell’assegno.
La ministra: finanziamenti dalla Legge di Bilancio 2021
Sino a marzo si tratterà. Poi si farà la verifica politica. Intanto, la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, si compiace per l’esito dell’incontro di fine gennaio: “abbiamo stabilito un calendario. Dobbiamo dare stabilità”.
Parlando di ‘Quota 100’, ha quindi spiegato che “la sperimentazione si chiude”, mentre su cosa dobbiamo aspettarci dal 2022 ha detto che “dipenderà dalle risorse”.
La ministra ha quindi detto che il fine è quello di “arrivare a settembre con le idee chiare sulle proposte in campo in tempo per la nota di aggiornamento del Def e per poi proseguire con la legge di Bilancio”.
Oltre alla “flessibilità maggiore in uscita”, bisogna “ragionare sul lavoro discontinuo, affrontare il tema della pensione di garanzia per i giovani”, ha sottolineato.
Per capire fino a dove ci si potrà spingere, sono tre le commissioni che si è deciso di allestire: una sulla separazione tra previdenza e assistenza, una seconda sui lavori gravosi e l’ultima sull’impatto delle misure per garantire la flessibilità in uscita. “.

Per i Sindacati“si è avviato un confronto, una trattativa vera: l’obiettivo non è un aggiustamento della legge Fornero ma la revisione”.
… serve un “patto tra le generazioni” introducendo regole che siano stabili per 10/15 anni…

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